giovedì 18 novembre 2010

Gli scienziati registreranno i nostri sogni


E se riuscissimo a spiare le esperienze oniriche degli altri? Un team di studiosi alle prese con i meandri del cervello arrivano ad una conclusione: si può fare.

Un team di scienziati legati all’autorevole rivista Nature ha messo a punto un sistema di “lettura” delle attività cerebrali. Il Dottor Moran Cerf, in un articolo del Telegraph, afferma che in particolare l’applicazione del nuovo sistema sarebbe destinata allo studio dei sogni, argomento rimasto oggetto di teorie e speculazioni ma mai di vere e proprie prove sperimentali. Finora, l’unico modo per entrare nel merito del contenuto dei sogni era quello di chiederne informazione ai pazienti in stato di veglia.

UN CONCETTO, UN NEURONE – Quello che il Dottor Cerf vuole ottenere è la visualizzazione dei sogni attraverso il monitoraggio delle attività cerebrali: secondo le sue ricerche alla “somministrazione” di vari concetti corrisponde l’attivazione di uno stesso numero di neuroni associati. Esempio: il neurone X si attiva quando il paziente pensa a Marylin Monroe, il neurone Z si attiva alla vista della Tour Eiffel. Il paziente, collegato al sistema attraverso elettrodi installati nel suo cervello tramite una procedura chirurgica piuttosto invasiva (tranquilli, non sono cavie trapanate per l’occasione ma pazienti in cura per contrastare le convulsioni), potrebbe quindi essere “messo a nudo” mentre dorme rendendo visibili a tutti i contenuti dei suoi sogni. Ovviamente questo non racconterebbe niente di nuovo dal punto di vista dell’interpretazione, posizione confermata in un articolo della BBC dal Dottor Roderick Oner, esperto di sogni e psicologo clinico.

PENSARE UNA E-MAIL – Cerf è entusiasta e ottimista e sostiene che le ricerche in questo ambito stanno andando a un ritmo tale che presto sarà possibile visualizzare l’attività cerebrale senza trapanare il cervello dei pazienti. “Sarebbe bello avere accesso alla mente umana specialmente in quelle situazioni in cui soggetti non riescono a comunicare, come nei casi di coma. (…) in un futuro, potremmo inoltre iniziare a scrivere le e-mail solo pensandole oppure trovarsi davanti agli occhi un flusso di informazioni solo immaginate”. Ma vediamo ora i limiti di questa prospettiva: pensiamo un attimo alla quantità di concetti astratti e concreti che possono essere evocati in un sogno brevissimo. La visualizzazione di uno di questi avviene solo ed esclusivamente nella misura in cui sia stata inserito in database attraverso la fase preparatoria sul campione. Poco importa rilevare l’attivazione del neurone W se non so questo a quale concetto è associato. Questo suggerisce che la strada verso la proiezione dei sogni è ancora lunga e che sognare rimane ancora un esperienza privata. Per adesso.
di Viola Afrifa

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