giovedì 4 novembre 2010

UFO su ROMA filmato dei Militari 6-6-2010

La notte del 6 giugno 2010 tre militari della nostra contraerea, appartenenti al 17° Reggimento di stanza a Sabaudia (LT), mentre erano in servizio di piantonamento in via Giacomo Medici (Quartiere di Monteverde), presso la residenza dell’ambasciatore statunitense presso la Santa Sede, sono stati testimoni dell’avvistamento di tre misteriosi luci che stavano evoluendo al di sopra delle loro teste.
Senza perdersi d’animo, uno dei tre ha estratto il telefono cellulare ed ha filmato per circa un minuto l’incredibile scena. Ma che cosa si vede in questo filmato già pubblicato su Youtube? Esattamente ciò che i tre hanno immediatamente dichiarato ad una pattuglia dei carabinieri che stava operando in zona, ovvero si notavano distintamente tre luci assai luminose, due abbastanza vicine fra di loro ed una assai distanziata, quasi in posizione verticale. Tutte e tre evoluivano assai lentamente e quella sotto, in particolare, sembrava diminuire vistosamente di luminosità per poi riprenderla ad intervalli brevissimi.
Certo che il video digitale di un telefonino non può rendere al 100% la realtà avvistata dai tre militari, specialmente se usato di notte. Infatti, come ben sappiamo noi ufologi e, penso, tutti i bravi fotografi, uno dei più gravi problemi tra i tanti del formato digitale, vi è certamente quello legato al “Sistema di formazione dell’immagine”, di cui mai nessuno parla allorquando si danno segnalazioni fotografiche di presunti oggetti volanti. Vediamo brevemente di che cosa si tratta, sia per dare un aiuto ai nostri colleghi ufologi che, assai di frequente, tendono a validare ogni avvistamento corredato da una o più immagine digitali, preoccupandosi solo di avvisare il lettore della possibilità della contraffazione digitale, tanto di moda sul web, sia per fare un po’ di chiarezza in un campo che è già poco chiaro di per se stesso.
Dunque, diciamo che ogni sistema di formazione di immagini digitali, come potrebbero essere, appunto, una semplice fotocamera, una videocamera o un telescopio, può non fornire un’immagine fedele al 100% dell’oggetto della ripresa, in modo particolare se questi si presenta di dimensioni minute e con un’illuminazione scarsa, a causa di due problemi: il primo è quello meno noto dell’annebbiamento dell’immagine generale (blurring) mentre il secondo è quello più noto del rumore di fondo (noise), conosciuto da molti poiché ogni programma di gestione della grafica digitale presenta un apposito filtro per correggerlo almeno parzialmente, operazione più conosciuta col termine di “ripulitura dell’immagine”. Il problema della perturbazione del blurring, legato alla ricostruzione di un’immagine determina, dunque, un effetto decisamente negativo e non rispondente alla realtà vista dall’occhio.
A questi due problemi vanno poi aggiunti quelli della quantità complessiva dei pixel, quello della pressione sul pulsante dello scatto, quello del fermo dell’apparecchio, quello delle lenti del sensore CCD, quello dell’incidenza delle fonti luminose, quello della quantità di luce infrarossa catturabile: insomma, dietro ad uno scatto o una ripresa digitali vi sono un mare di insidie da evitare ed un oceano di conoscenza da sapere, che noi abbiamo illustrato nello storico articolo “Fotografare un Ufo”.
Con tutto ciò non si vuole togliere nulla al video in oggetto, girato ottimamente e che dimostra, senza ombra di dubbio, che quella notte sui cieli di Roma c’era qualcosa di assai misterioso sul quale farebbe bene ad indagare la nostra Aeronautica Militare, ma si vuole far chiarezza sul perché di quelle immagini che si dipanano fino a scomparire, che si allargano e si restringono, che si allungano e si accorciano in virtù dell’unico fattore discriminante: la quantità di luce (fotoni) che emettevano e che ha permesso al sensore CCD di essere catturata e trasformata in immagine.

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